1993 – Sanremo famosi
Edizione speciale e sicuramente unica del Festival della canzone quella che approda prossimamente a Muggia. Gli organizzatori han definito un programma tutto basato sul revival delle canzoni che, in qualche modo, hanno fatto la storia di Sanremo. L’allestimento della rassegna è stato laborioso soprattutto per i numerosi effettti speciali, per le riprese dal vivo e per l’ingaggio dei “cantanti”. Ma vediamo che quasi tutto è pronto: i mega microfoni sono posizionati, gli spartiti aperti e già qualche nota gira in libertà ai bordi del palcoscenico. C’è già chi fa ressa all’ombra delle palme per accaparrarsi i posti migliori, mentre tutt’attorno i fans inneggiano ai loro idoli e i cacciatori di autografi hanno sciolto penne e taccuini. Torme di fotogragi e giornalisti si aggirano guardinghi per non lasciarsi sfuggire qualche atteggiamento spontaneo o qualche peccatuccio: lo scoop paga, sempre. Tutto è pronto dunque. Sulla ribalta di un palcoscenico addobato con centinaia di fiori variopinti, inizia lo spettacolo: è il momento dei ricordi che alcuni cantanti/trasformisti rievocano in personalissime interpretazioni di famose canzoni. Manine da leggere e offuscate sfere di cristallo, fori che chiedono grazie, complessate che giurano di essere donne… ansi di più, vecchiette che inseguono vecchietti che inseguono giovinette, ignari di non avere più l’età. Ma che cosa fanno là dietro quei pennelli esageratamente grandi? Dipingono, suggerisce qualcuno di passaggio; stanno facendo gli ultimi ritocchi di una volta. Cosa? Per chi? Ma per il novello Icaro, perbacco, che in quel blu dipinto di blu avrà modo di volare, felice di guardare i tetti di Muggia da lassù, sotto il cielo trapunto di stelle. Peccato per Icaro che sta lassù; non sa quaggiù cosa, anzi chi, si perde tra spaghetti al dente, un caffè ristretto, l’autoradio nella mano destra e il canarino sulla finestra: si perde l’italiano, l’italiano vero che a bordo di una 600 giù di carrozzeria gira tra gli artisti con la chitarra in mano. E checché se ne dica era tuttavia un bell’uomo e veniva dal mare. Anche così fradicio e parlando un’altra lingua il bullo sapeva amare e ogni porto quante pupe doveva incontrare! ma la sua ora più dolce fu quella trascorsa con una sedicenne che da quel momento si cambiò d’abito assai spesso. Ma se le strofe di una taverna del porto echeggiano una ninna nanna, poco lontano in collaborazione col vento, mille violini riempiono l’aria di note tra ombrelli e arcobaleni sgargianti. Un cupido sbarazzino lancia una freccia e poi nasconde l’arco lasciando un povero innamorato in balia di un imporbable vocabolario tuto intento a cercare parole nuove ma… piove, piove. Per fortunapoco più avanti il sole è alto, Pinco Panco è tenuto alla larga dalle guardie a cavallo e Martin, davanti alla sua casetta, è tutto intento a curare il giardino di lillà guardando, di tanto in tanto, la piccola vasca dove, beati, nuotano pesciolini. Che bella casetta, Martin, dicono tutte le ragazze che passano di là… però bisogna andare in Canadà. Ma cosa saranno quei petali rossi che ondeggiano altissimi e tutto questo qua qua qua: non ci fare caso se noi siamo piccoli, godiamoci il gran finale in un tourbillon di strumenti musicali ridenti e sornioni che liberano continuamente note in un’allegria di fiori, colori e… pecà che sia finida sta bela ocasion per tornar indrio anca per noi che ogi, oi, ‘ndemo a veder i Pin Floi.
7^ classificata
Punti: 19